Nel Sulcis Iglesiente, terra di grandi contraddizioni, può accadere che gli storici corresponsabili della drammatica crisi economico-sociale, un giorno si sveglino e improvvisamente diventino i salvatori della patria. Un tentativo di rivoluzionare la memoria dei cittadini e di tutti coloro che hanno sempre seguito e subìto le tristi vicende politico-sindacali del territorio. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una tragicommedia nella quale gli attori principali sono sempre gli stessi: sindacalisti, manager, politici e imprenditori, alcuni con fallimenti alle spalle, e qualche decina di persone in buonafede, spesso disperate per la propria situazione economica e per questo disposte ad aggrapparsi a ogni speranza. Il soggetto promotore di quella che è stata chiamata impropriamente “mobilitazione popolare”, è l’organizzazione sindacale CISL, più precisamente la parte minoritaria di essa, considerata la vistosa assenza nelle manifestazioni di Filca, Fim e Fnp, rispettivamente le categorie Cisl degli edili, dei metalmeccanici e dei pensionati che insieme rappresentano la maggioranza degli iscritti. Gli altri aderenti sono alcuni piccoli gruppi organizzati di disoccupati di recentissima costruzione, qualche marginale ed autonoma sigla sindacale e quello che è rimasto del glorioso Movimento Artigiani e Commercianti Liberi Sardegna che portò a Cagliari 15.000 partite iva e realmente riusciva a paralizzare, quando decideva, il territorio. Oggi i pochi rimasti riescono a mobilitare poche decine di artigiani e commercianti e non appaiono credibili verso tutti gli altri anche perché i suoi esponenti invitano alla mobilitazione e allo sciopero generale per poi, come è successo il 1 febbraio, mantenere aperte le proprie attività. Per quale motivo questa mobilitazione, al di là dei numeri risibili espressi nel finto blocco stradale (un centinaio di persone in tutto, contrariamente a quanto riportato dagli organi di stampa) e nelle successive occupazioni di qualche ora nei Comuni (che hanno autorizzato l’ingresso) con al massimo alcune decine di manifestanti, salvati dalla figuraccia dall’arrivo degli studenti, non risulta credibile?
Ci sono stati quattro incontri organizzativi che si sono svolti nei Comuni del Sulcis. Registrata la scarsa partecipazione, l’intento di ogni assemblea sarebbe dovuto essere quello di dare uno scossone alla classe dirigente politico-istituzionale, colpevole di non aver svolto appieno il proprio dovere e di aver abbandonato il territorio a se stesso. Di conseguenza, molti si sono chiesti come potesse un comitato con tali nobili intenti invitare a partecipare all’assemblea in veste di relatori protagonisti come l’ex direttore della Carbosulcis e della Sotocarbo, il consigliere comunale di Carbonia in quota centrodestra Mario Porcu, rinviato a giudizio dalla magistratura (Link), o il sindaco di Perdaxius Gianfranco Trullu anch’egli in quota al centrodestra e tra i più vociferati come potenziale candidato alle elezioni comunali di Carbonia? Nell’assemblea di Iglesias a dare lezioni di moralità e rivoluzione, sul palco è intervenuto Mauro Pili, già esponente di Forza Italia ed ex Presidente della Regione, attuale capogruppo alla camera: lui che ha condiviso ed è stato corresponsabile delle scelte politiche territoriali del Sulcis degli ultimi 15 anni. Le 4 assemblee sono apparse più degli strumenti di mobilitazione politico-partitica con i quali indicare nei partiti che governano la Regione e alcuni Comuni del Territorio, a maggioranza governati dal centrosinistra, il nemico numero uno.
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Perché la CISL non ha cercato l’unità sindacale interna alla propria organizzazione e successivamente con CGIL e UIL? Ha scelto invece di unirsi con i sopravvissuti del vecchio Movimento degli Artigiani e Commercianti che, guidati da Ivan Garau, si distinsero specialmente per battaglie inerenti la “ripulitura dei DURC” (Link). Un alleanza, quello tra la CISL e gli artigiani che chiedono la ripulitura del DURC, quasi irrazionale se pensiamo che questo è il documento che certifica lo stato di “salute” delle aziende e l’avvenuto versamento dei contributi previdenziali per i propri dipendenti.
Durante la mobilitazione a Villamassargia e sulla 130 Mauro Pili, Gigi Rubiu (consigliere regionale UDC), e l’imprenditore Luciano La Mantia, che nei giorni scorsi ha presentato il suo direttore editoriale Andrea Corda come candidato alle prossime comunali di Carbonia per Unidos, hanno fatto la cronistoria della giornata, lanciando proclami e appelli come se fossero, e forse è proprio così, i principali organizzatori dell’intera iniziativa.
Naturalmente in questa improvvisata “armata brancaleone” ci sono anche persone che realmente vorrebbero cambiare la realtà del Sulcis, ma che purtroppo ignorano i veri obbiettivi politici e i veri promotori-ispiratori della stessa. Anche una parte del M5S di Carbonia ha sentito l’esigenza di scrivere una nota in cui ci si chiede se sia opportuno che alcuni loro attivisti sostengano questa iniziativa (Link).
Chi organizza, soprattutto chi ha grande esperienza sindacale come Fabio Enne, sa bene che dividere il fronte sindacale pregiudicandone seriamente l’unità ed estremizzando fortemente la contrapposizione con le istituzioni locali e regionali porterà a un nulla di fatto e creerà solo danni per l’intero territorio. Sa bene il sindacalista, dall’alto della sua esperienza, che i problemi non si risolvono con le mobilitazioni fini a se stesse senza la fondamentale mediazione e interlocuzione costante con coloro che governano. Proprio per questo il suo comportamento appare a molti ingiustificato e inspiegabile. Se consapevolmente Fabio Enne sponsorizza un’iniziativa che non porterà di certo a risultati concreti sul fronte delle problematiche territoriali, sta forse preparando il terreno a una sua discesa in campo? Il ricordo della vecchia Marcia del Lavoro sull’onda della quale l’allora segretario della Camera del Lavoro Peppino La Rosa riusci a farsi eleggere in Consiglio Regionale, è ancora vivo in molti cittadini.
Francesco Sini