Dialogo con un omosessuale di Carbonia

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12552607_1129724427038812_3564433829865789573_nMio padre era di destra e quando veniva Almirante per fare i suoi comizi in Sardegna non se ne perdeva uno. Eppure sapeva di avere in casa un figlio omosessuale. Nonostante la sua appartenenza politica mi amava perché ero prima di tutto suo figlio.

Massimo Pibia, 54enne di Carbonia, è un omosessuale dichiarato da sempre in prima linea per difendere i diritti del mondo LGBTQ. Nel 2007 fu protagonista di un’iniziativa eclatante di cui parlarono tutti i media, durante la quale si arrampicò a diverse decine di metri d’altezza sulla torre più alta della sua città per sollevare l’attenzione sulle problematiche del mondo gay. Alla luce degli accadimenti di questi giorni, del dibattito scaturito dalla legge Cirinnà e dei passi in avanti fatti per il pieno riconoscimento dei diritti civili anche alle coppie dello stesso sesso, gli abbiamo posto delle domande.

Ciao Massimo. Quando ti sei accorto di essere omosessuale?

Da sempre, dalla nascita.

Secondo te gli omosessuali sono ancora discriminati?

In passato una persona omosessuale aveva più difficoltà nell’essere accettata. Da un bel po’ di anni a questa parte si sono fatti importanti passi avanti, grazie anche all’impegno della comunità LGBTQ che autofinanziandosi ha proposto innumerevoli iniziative e dibattiti volti a migliorare una corretta informazione su ciò che riguarda l’omosessualità.

Si parla abbastanza di omosessualità?

Rispetto al passato oggi se ne parla molto (anche se in realtà non è mai troppo), ed è grazie a questo battere e ribattere che le persone si stanno in parte ricredendo. Di sicuro lo dobbiamo anche ai tanti personaggi famosi che hanno fatto e stanno facendo coming out, dagli sportivi, ai cantanti, agli attori, ai politici e anche grazie ad autorevoli rappresentanti della Chiesa come Monsignor Charamsa.

Nel 2007 ti sei reso protagonista di un’iniziativa eclatante a Carbonia. Perché quel gesto? Lo rifaresti?

Non lo rifarei assolutamente perché credo sia stato più che sufficiente restare appeso al parapetto a circa 27 metri di altezza per oltre un’ora, mentre qualcuno ridendo mi augurava addirittura la morte. E sappi che quel qualcuno era omosessuale come me. Comunque posso dirti che sono orgoglioso di quel gesto e sia ben chiaro che non volevo suicidarmi come tanti credevano o certi giornali avevano fatto credere. Almeno io ci ho messo la faccia, al contrario di tanti che indossano la solita maschera dell’ipocrisia improvvisandosi omofobi per non lasciar trasparire nulla della propria omosessualità. Su quella torre non dovevo esserci solamente io, ma tanti altri omosessuali come me per manifestare o protestare contro l’omofobia, l’ipocrisia della Chiesa (vedi i tanti casi di pedofilia) e dei tanti politici con la loro fasulla patente di fedeli sostenitori della famiglia tradizionale ma che alla fine ritrovi sposati, divorziati, risposati o peggio ancora frequentatori di prostitute minorenni. Senza contare le madri che uccidono i propri figli o i mariti che uccidono entrambi. Questa è la famiglia tradizionale?

Cosa pensi della legge Cirinnà recentemente approvata in parlamento e dello stralcio della Stepchild-Adoption?

Io ho brindato col bicchiere mezzo vuoto o pieno (dipende da come lo guardo). Resta un po’ di amaro in bocca per le famiglie arcobaleno che dovranno aspettare ancora affinché gli venga riconosciuto il diritto di essere genitori a pieno titolo. Sulle adozioni è bene dire che come non tutti gli omosessuali vogliono sposarsi, non tutti desiderano adottare un bambino. Tutti però vorrebbero poter scegliere. Poi dipende da cosa si intende per adozione. Nel caso della Stepchild-Adoption la procedura è valida solamente se uno dei due coniugi ha già un figlio biologico. Purtroppo tante persone leggono solamente i titoli dei giornali senza però approfondire i ragionamenti.

E sulla “maternità surrogata” impropriamente definita “utero in affitto”?

Sul cosiddetto utero in affitto voglio ricordare che tale pratica è vietata in Italia ma permessa in diversi altri Stati. Personalmente credo che ogni donna abbia il sacrosanto diritto di fare del proprio corpo ciò che meglio crede e quindi, se l’intenzione è quella di rendere felice un’altra coppia che per un motivo o per un altro non può concepire, non vedo cosa ci sia di male nel prestargli il proprio utero.

Secondo il tuo parere, perché la destra italiana ha delle posizioni totalmente contrapposte alle vostre rivendicazioni?

Non lo so, ma penso sia solo estremismo fine a se stesso. Peraltro ho diversi amici di destra che sono omosessuali (naturalmente non dichiarati) e credo che ognuno sia libero di appartenere al partito politico che meglio crede e nel quale si rispecchi. Mio padre era di destra e ai tempi nei quali veniva Almirante per fare i suoi comizi in Sardegna non se ne perdeva uno. Eppure sapeva di avere in casa un figlio omosessuale. Nonostante la sua appartenenza politica mi amava perché ero prima di tutto suo figlio.

In molti pensano che certe manifestazioni come il Gay Pride lascino spesso spazio a strumentalizzazioni politiche e di conseguenza contribuiscano a creare diffidenza tra la gente. Tu come la vedi?

Molte persone ancora non sono a conoscenza del vero significato del Gay Pride (“Moti di Stonewall” o “Rivolta di Stonewall”). Non tutti abbiamo lo stesso giudizio su questo genere di manifestazioni. Pur rispettando la libertà d’espressione di ognuno, personalmente (come ho detto in più occasioni) preferirei sfilate in giacca e cravatta piuttosto che con culetti e piume di struzzo. Bisogna però dire che quando arriva il giorno dei vari Gay Pride l’occhio di alcuni giornalisti e fotografi automaticamente va a parare proprio dove possono scaturire polemiche e discussioni e dove è facile strumentalizzare. Ma queste situazioni rappresentano comunque una piccola minoranza rispetto al resto degli altri omosessuali. Talvolta in passato all’interno di queste manifestazioni si è scoperta anche la presenza di alcuni infiltrati non omosessuali che vi partecipavano s-vestiti (la “s” è voluta) per screditare le vere finalità della manifestazione e dare un senso carnevalesco al tutto. Affermare che qualche culetto all’aria in un Gay Pride somigli a una mercificazione del sesso, corrisponde ad andare a una manifestazione di prostitute e classificare tutte le donne allo stesso modo. Purtroppo esiste chi esagera in tutto e dobbiamo farcene una ragione ma senza generalizzare.

Prima di chiudere vuoi dire qualcos’altro?

Vorrei mandare un messaggio a coloro che si improvvisano omofobi o lo sono veramente per pura ignoranza: attenzione a come parlate nelle vostre case, in famiglia. Fate molta attenzione, di solito si giudica l’orientamento sessuale del figlio del proprio vicino di casa senza pensare o mettere in conto che anche voi potreste, un giorno o l’altro, averne uno gay.

Manolo Mureddu