Non è stato uno tsunami, ma certo il voto delle amministrative a Carbonia sancisce una netta inversione di tendenza rispetto al passato.
Per la prima volta il predominio incontrastato del centrosinistra è seriamente messo in discussione al punto che il PD, principale partito erede della storia PCI–PDS–DS, perde la propria leadership cedendola al M5S che si consacra, con la propria lista, primo in assoluto nel comune con oltre 3000 voti.
Un dato impensabile solo alcuni anni or sono visto il forte radicamento dell’area di sinistra in città.
Ovviamente non si può non tenere conto che nel risultato della coalizione del Sindaco uscente ha pesantemente influito la presenza della compagine guidata da Ugo Piano che, ribaltando i pronostici delle precedenti settimane, ha per pochi voti sfiorato il ballottaggio raccogliendo poco più del 21% dei consensi attestandosi a pochissima distanza dalla candidata Grillina Paola Massidda dopo un’avvincente testa a testa.
E’ opinione diffusa tra i simpatizzanti del centrosinistra che Giuseppe Casti paghi, oltre alla significativa presenza dell’outsider Piano, il calo generalizzato del PD in ambito nazionale (a Carbonia è passato dai 6672 voti del 2011 ai 2952 odierni con importanti debacle tra alcuni dei suoi principali candidati consigliere) manifestatosi anche nel territorio con i clamorosi risultati dei comuni di San Giovanni Suergiu e Gonnesa nei quali i candidati ufficiali Antonio Fanni e Giorgio Lenzu sono stati letteralmente sbaragliati dai propri avversari.
Un calo in gran parte giustificato dalla gravissima situazione di crisi economica generalizzata e di incertezza verso il futuro per tanti cittadini delusi e scontenti dall’attuale classe dirigente politica impersonificata oramai a ogni livello dal Partito Democratico.
Nonostante ciò, il Sindaco uscente, andando contro le aspettative di molti alla vigilia, è riuscito a collocarsi al primo posto raccogliendo oltre il 36% dei voti validi e confermandosi comunque l’avversario da battere e di conseguenza il favorito per la vittoria finale.
In realtà in casa PD, memori anche delle precedenti esperienze di Porto Torres e Livorno decisamente similari a quella Carboniense, nelle quali i candidati del M5S seppero rimontare al ballottaggio divari apparentemente incolmabili andando poi a vincere, affermano di voler scongiurare nella maniera più assoluta che il voto del 19 giugno diventi un referendum pro o contro Casti che potrebbe avere degli esiti imprevedibili.
La vera sfida per i dirigenti piddini sarà innanzitutto quella di fidelizzare e motivare i candidati consigliere (anche quelli che non sono stati e non verranno eletti) nonché gli attivisti e simpatizzanti a impegnarsi nella campagna elettorale superando la delusione per non aver conseguito il risultato pieno al primo turno. E contestualmente quella di ricercare tutte le sinergie possibili puntando al recupero di tutta quella parte di elettorato deluso di sinistra che al primo turno si è astenuto o ha votato contro.
A proposito di ciò, sarà per loro fondamentale capire le reali intenzioni dell’ex compagno di partito Ugo Piano che nelle scorse settimane aveva apertamente dichiarato che nell’eventualità del ballottaggio tra centrosinistra e M5S, non avrebbe sostenuto questi ultimi. Ma anche quelle di Andrea Corda e Daniela Garau che rispettivamente hanno raccolto quasi l’8% e il 10% dei consensi.
Come importanti saranno le intenzioni di diversi esponenti che con le proprie liste hanno raccolto un importante numero di consensi, dal consigliere comunale Michele Stivaletta (Carbonia Unica), a quella civica dei Riformatori (Insieme per il Rinnovamento), che potrebbero anche decidere di schierarsi a prescindere dalle indicazioni delle proprie coalizioni di riferimento.
E se è scontato che il duo Poggi-Cuccu, per evidenti motivi legati a ormai insanabili dissidi , difficilmente sosterrà il centrosinistra al ballottaggio, così non si può dire per molti loro storici elettori ex comunisti che potrebbero essere recuperati in questi quindici giorni che mancano al voto.
Dal canto suo il M5S ribadisce la propria ferma contrarietà a ogni apparentamento o accordo politico facendo leva sulla voglia di cambiamento dell’elettorato e rivolgendosi direttamente ai cittadini fiducioso di ripetere le esperienze sopramenzionate delle altre realtà comunali dove il movimento di Grillo, contro tutti i pronostici, ha vinto le elezioni.
In tutto questo avrà un ruolo fondamentale l’affluenza che già al primo turno è stata decisamente più bassa rispetto al 2011 (intorno al 61,72%) ma che al ballottaggio, visto anche il periodo ormai estivo, potrebbe essere addirittura inferiore.
Infine, si può affermare senza paura di smentita, che tra le certezze espresse in questa tornata elettorale una emerge preponderantemente: il M5S è diventato in ambito cittadino una realtà con la quale tutti dovranno fare i conti in futuro che non si può più annoverare esclusivamente come contenitore nel quale si riversano i voti degli arrabbiati e dell’antipolitica, Ne sono ampia testimonianza i voti di preferenza personale conseguiti da molti suoi candidati che risultano, in assoluto, tra i più votati in tutto il territorio comunale.
MANOLO MUREDDU