La discarica di Genna Luas, oltre gli slogan

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L'area di Genna Luas prima della costruzione della discarica [4]

Tra pochi mesi entrerà nel vivo del dibattito cittadino l’argomento della realizzazione, nel territorio comunale di Carbonia, della discarica della società Portovesme srl. La discarica dovrebbe sorgere a fianco di una discarica già esistente, in località Genna Luas, che si avvia all’esaurimento, ovvero che tra breve verrà ricoperta definitivamente perché colma e non più in grado di ospitare rifiuti. In realtà, già da qualche giorno il dibattito è acceso in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate in Consiglio Comunale da esponenti della maggioranza del governo cittadino del M5S, al quale personalmente ho già risposto con una intervista rilasciata all’emittente Canale40 [1].

Vorrei però con questo piccolo scritto provare ad entrare nel dettaglio, toccando alcuni aspetti di carattere tecnico e cercando di rendere fruibile l’argomento ai più. L’intento è quello di evitare che gli unici argomenti che caratterizzino il dibattito siano “I posti di lavoro a tutti i costi” da una parte e “Dobbiamo rispettare l’ambiente e tutelare la salute” dall’altra.

Naturalmente, non essendomi mai occupato di discariche, men che meno di discariche di questo tipo, anche la mia trattazione potrebbe essere parziale. Spero di riuscire, quindi, ad essere allo stesso tempo chiaro e corretto.

Credo che il modo migliore per riuscire a capire che cosa sarà la nuova discarica sia quello di andare a vedere cosa sia la vecchia.

La discarica di Genna Luas si trova a sud della città di Iglesias
La discarica di Genna Luas si trova a sud della città di Iglesias

COME È NATA LA DISCARICA DI GENNA LUAS?

La discarica di Genna Luas è in realtà un progetto di riutilizzo di un sito minerario che fu attivo per pochi anni nella seconda metà degli anni ’70 che si trova a sud della città di Iglesias e al confine tra i territori del Comune di Carbonia e del Comune di Iglesias. Collegato con la miniera di Campo Pisano, il sito conteneva un giacimento di ZnS (blenda) e FeS (pirite), solfuri di zinco e di ferro [2,3]. Il giacimento di minerale era molto vicino alla superficie e, quindi, la sua coltivazione è avvenuta anche “a cielo aperto”, come è facile osservare nell’immagine che ho trovato in rete [4]. Nel 1980 lo sfruttamento del giacimento terminò, restituendo una situazione critica dal punto di vista ambientale. L’esposizione all’acqua e all’aria, infatti, comporta la trasformazione dei solfuri di zinco e ferro in ossidi di zinco e ferro e, soprattutto, la formazione di acido solforoso. Le piogge, al contatto con il suolo, formano quindi rigagnoli acidi che si allontanano a valle. I giacimenti di blenda e pirite sono spesso accompagnati dalla presenza di minerali che contengono altri metalli, alcuni dei quali pericolosi per l’ambiente se solubilizzati in acqua, anche in piccole concentrazioni, come il piombo e il cadmio. L’acidità dell’acqua favorisce la solubilizzazione di questi metalli.

L’elevato inquinamento aveva effetti osservabili anche macroscopicamente. I piccoli torrenti che scendevano dalle colline circostanti a valle avevano acque rossastre e attorno al loro letto non cresceva vegetazione [3].

Alla fine degli anni ’80 nacque il progetto della realizzazione della discarica per lo stoccaggio dei rifiuti provenienti dai processi metallurgici del piombo e dello zinco dagli stabilimenti di Portovesme e San Gavino, allora a partecipazione statale (ENI) e oggi di proprietà della società Portovesme srl (Glencore), da sistemare nel grande scavo della miniera di Genna Luas. I lavori si conclusero nel 2001.

Il progetto è stato realizzato previo studio di impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dei Beni Culturali e prevede la bonifica dell’ex area mineraria, comprensiva di piantumazione di nuovi alberi sui fianchi della discarica e, una volta esaurita e ricoperta, sulla sua sommità [5]. All’interno dell’area è stato anche realizzato il “Museo della Storia e del Lavoro Minerario di Genna Luas”, di proprietà del Comune di Iglesias e gestito dal Parco Geominerario [3].

L'area di Genna Luas prima della costruzione della discarica [4]
L’area di Genna Luas prima della costruzione della discarica [4]
COSA C’È NELLA DISCARICA DI GENNA LUAS?

Nella discarica di Genna Luas sono ospitati esclusivamente i rifiuti provenienti dalle produzioni industriali della Portovesme srl di Portovesme e San Gavino [6]. Pertanto la discarica è progettata e dimensionata per un particolare tipo di rifiuto e non può ospitare rifiuti provenienti da altre aziende anche se il processo industriale che conduce a quei rifiuti è lo stesso.

La Portovesme srl produce principalmente zinco e piombo sia da minerale (la stessa blenda che abbiamo conosciuto qualche riga fa) che da scarti di altre lavorazioni industriali. In questa ultima categoria rientrano i cosiddetti “fumi di acciaieria”, ovvero polveri che si generano durante la produzione di acciaio per fusione di materiali di riciclo, la cui composizione è un mix di sostanze tra le quali, appunto, zinco e piombo. Naturalmente, produrre zinco e piombo trattando un minerale (che va estratto dal sottosuolo) è molto più costoso che utilizzando ciò che per un’altra produzione industriale è un rifiuto. Durante questi ultimi anni, infatti, la Portovesme srl ha aumentato la quantità di fumi di acciaieria introdotti nell’impianto [7].

Oltre al piombo e allo zinco, la Portovesme srl produce acido solforico (dallo zolfo che si trova nei minerali), argento, oro, cadmio, rame e mercurio (che si trovano come impurezze dei minerali o nei fumi di acciaieria), che la società vende sul mercato.

Tutto ciò che entra negli impianti e non viene raccolto come prodotto, diventa lo scarto da conferire in discarica. Per avere un quadro più dettagliato, riporto in tabella la composizione tipica dei fumi di acciaieria utilizzati dalla Portovesme srl [8].

tabella_fumi

Pertanto, i rifiuti che vengono generati dopo il trattamento dei fumi di acciaieria sono in massima parte ossidi di ferro (FeO), ossidi di calcio (CaO), ossidi di magnesio (MgO), ossidi di alluminio (Al2O3) e ossidi di silicio (SiO2) [9]. Queste sostanze fanno parte della nostra vita quotidiana. La ruggine è ossido di ferro, l’ossido di calcio è chiamata anche calce viva e, se idrata, è il materiale con cui facciamo gli intonaci delle nostre case, l’ossido di magnesio è impiegato in cementi o in materiali refrattari, l’ossido di alluminio farebbe molto comodo all’Alcoa, visto che è la sostanza con la quale, tramite elettrolisi, è possibile ottenere l’alluminio metallico, la sabbia su cui mettiamo i piedi ogni volta che andiamo al mare è ossido di silicio.

Altri elementi sono presenti tra le scorie in quantità minori. Anche se il piombo, lo zinco, il cadmio e il rame sono tra i prodotti del processo industriale, una piccola parte non si riesce a recuperare e rimane tra le scorie. Altri elementi, potenzialmente molto pericolosi per l’ambiente, sono l’arsenico e (non presenti in tabella), il cromo, il vanadio e il bario [9].

Tali elementi si trovano ovviamente in natura, ma è molto importante che non entrino, anche in concentrazioni tutto sommato piccole, nel ciclo alimentare dell’uomo e degli animali.

Altri rifiuti che vengono portati in discarica riguardano inerti derivati da lavori di costruzione o demolizione degli impianti industriali (cementi, terra, mattonelle, rivestimenti), ovviamente della sola Portovesme srl [8].

Quindi, è fondamentale che tutto ciò che è stato introdotto in discarica rimanga confinato nella discarica e non venga trasportato al di fuori, ad esempio, dall’acqua che può cadere con la pioggia.

COME È FATTA LA DISCARICA DI GENNA LUAS?

Per evitare che le acque piovane possano trascinare con se elementi nocivi per l’uomo e l’ambiente, come accadeva in passato in presenza della miniera a cielo aperto, la discarica è “avvolta” in uno strato di diversi materiali che consentono all’acqua che entra in discarica tramite le piogge di essere drenata in un sistema chiuso situato a valle. Sotto lo strato drenante è presente uno strato impermeabile composto da diversi materiali (polietilene ad alta densità e geomembrana) [6, 10, 11].

L’acqua drenata porta con sé alcuni elementi che abbiamo visto prima essere pericolosi. Deve pertanto essere inviata ad un impianto di trattamento che consenta all’acqua, una volta depurata, di essere eliminata o utilizzata, ad esempio, per lavaggi di automezzi. Ciò che viene “filtrato” viene rimandato in discarica. Vengono analizzati, secondo i requisiti di legge, sia il percolato in ingresso all’impianto di trattamento che l’acqua depurata in uscita. Ovviamente viene determinata la concentrazione di tutti quegli elementi che sono stati introdotti in discarica.

Una volta esaurita, la discarica verrà ricoperta da altri strati impermeabilizzanti e tenuta sotto controllo per un po’ di tempo.

Una veduta aerea della discarica di Genna Luas
Una veduta aerea della discarica di Genna Luas

DOBBIAMO DAVVERO SCEGLIERE TRA AMBIENTE E LAVORO?

Veniamo ora a qualche considerazione di carattere politico e sociale.

Noi tutti, giustamente, dovremmo avere a cuore la nostra salute e l’ambiente che ci circonda. A giudicare dagli incendi che ogni estate vengono appiccati, dalle numerose discariche abusive di rifiuti domestici e non ai bordi delle strade e nelle campagne, dalle cicche di sigarette che gettiamo per terra o, peggio ancora, nelle spiagge, dal fatto che accendiamo la macchina per spostarci di cento metri, non mi sembra che, purtroppo, il nostro territorio agisca di conseguenza alle tante parole spese in tema di tutela ambientale.

In primo luogo credo che, quindi, debba essere messo in forte discussione il nostro agire quotidiano. Operai, insegnanti, amministratori, infermieri, giovani e vecchi, tutti, dovremmo pensare che se vogliamo migliorare la vocazione turistica del nostro territorio, se vogliamo essere tutelati nella nostra salute, dobbiamo modificare radicalmente il nostro comportamento.

Questo libererebbe il campo dalle tante ipocrisie che purtroppo personalmente registro sulla questione industria-ambiente, all’interno della quale si inserisce anche il dibattito sulla discarica di Genna Luas.

A tal proposito, penso che dovremmo essere molto più preoccupati se i rifiuti NON fossero conferiti nella discarica, piuttosto che il contrario. La discarica rappresenta un sistema chiuso e tecnicamente controllato, la cui progettazione e la cui gestione sono sottoposte a regolamentazioni rigide.

Naturalmente non mi sfugge che esiste il problema dei controlli, di chi controlla il controllore, e di chi controlla il controllore dei controllori. La legge prevede un insieme di norme e di soggetti, di diversa natura, deputati a tale scopo, ma il cittadino si chiederà, giustamente, “Sono certo che tutto ciò che prevede la legge viene rispettato?”. Scusate, però qui torniamo al punto da cui siamo partiti. Solo l’acquisizione di una maggiore cultura ambientale collettiva e individuale consentirà a tutti noi di fidarci maggiormente l’un l’altro, non c’è altra via d’uscita. In ogni caso, rimane il fatto che il numero dei soggetti controllori (i lavoratori stessi, la società, la parte politica, l’azienda sanitaria, l’ARPAS) dovrebbe essere così elevato da ridurre al minimo la probabilità di trasgressione della normativa. Più di così la legge non può fare, il resto spetta a noi. Una cosa dovrebbe essere sicura una volta letto questo piccolo scritto: è molto meglio questa discarica del precedente sito minerario a cielo aperto.

Più in generale, penso che se riteniamo lo zinco, l’alluminio, l’acciaio, materiali utili per la nostra vita, ebbene dobbiamo essere pronti ad assumerci la responsabilità della loro produzione. Tutti vogliamo le strade sicure con i guard rail, ma i guard rail sono fatti di zinco. Tutti beviamo l’Oransoda nelle lattine di alluminio e tutti bolliamo l’acqua per la pasta nelle pentole di acciaio inox. Le produzioni industriali sono inquinanti? La risposta è: certamente si. Ma l’inquinamento non è un fatto assoluto, non è qualcosa che c’è o non c’è. È un qualcosa di relativo che dipende dalla quantità dell’inquinante, dal tempo di esposizione dell’inquinante e dal tipo di inquinante. La normativa europea, alla quale siamo sottoposti, è rigidissima e avanzatissima in termini di tutela ambientale. Anche la ricerca scientifica si è ultimamente orientata all’individuazione di tecniche di produzione le meno impattanti possibili e al riuso e al riciclo dei rifiuti (di cui un esempio è proprio l’utilizzo dei fumi di acciaieria per la produzione di zinco e piombo).

Preferisco sinceramente che tali produzioni industriali rimangano nel mio territorio piuttosto che vengano dislocate in qualche area del mondo in cui i diritti dei lavoratori sono molto minori che qui e dove le norme in materia ambientale sono inesistenti. Sarei egoista a pensare di lasciare ad altri le conseguenze ambientali di una produzione e di tenere per me esclusivamente i benefici.

In Europa è possibile avere produzioni industriali che risultino le meno impattanti possibili e che garantiscano tutele per i lavoratori più che in altri luoghi del mondo.

Ambiente e lavoro non sono per forza in contrasto. Occorre probabilmente sforzarci di più nell’acquisizione di quella cultura ambientale di cui sopra. Occorre probabilmente interessarci di più delle produzioni industriali del nostro territorio, di quali siano i processi e di quali siano le mansioni e le competenze di quelle migliaia di persone che nel nostro territorio stanno lottando per conservare il loro diritto al lavoro e le cui abilità non ci si può permettere di abbandonare.

FONTI:

[1] https://www.carbonia.net/sestu-sel-chiede-chiarezza-al-m5s-sulla-discarica-della-portovesme-srl/

[2] http://www.minieredisardegna.it/LeMiniere.php?IdM=88&IdCM=&SID=

[3] http://www.parcogeominerario.eu/images/files/pagina%20619.pdf

[4] http://www.minieredisardegna.it/immagini/7gennaluas450.jpg

[5] http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1321/1661

[6] http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_183_20100907100312.pdf

[7] http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_183_20100802124633.pdf

[8] http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_358_20110523161718.pdf

[9] http://www.fracturae.com/index.php/aim/article/viewFile/1398/1443

[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Polietilene_ad_alta_densit%C3%A0

[11] https://it.wikipedia.org/wiki/Geomembrana