Recensione
Regia di Keina Espiñeira (Spagna, 2015, 17′)
La caratteristica principale che emerge nella visione di questo cortometraggio è che si tratta di un particolare intreccio tra fiction e documentario. È il tratto distintivo di tutti i 17 minuti di film, la forma di una materia costituita da dialoghi tra migranti, immagini della natura e leggende africane che raccontano del passato mentre si spera nel futuro restando purtuttavia ben “sintonizzati”sul presente.
Il risultato è un prodotto intimo e onirico, che riflette la mente della regista e dei protagonisti in un flusso che riesce a trasmettere lo stato di sospensione in cui si trovano le persone che vediamo sullo schermo.
La realizzazione del film sembra quindi rispecchiare gli intenti che ne hanno guidato la creazione e nel complesso risulta essere un ottimo cortometraggio che mostra, con una prospettiva particolare, alcuni uomini sospesi in uno spazio tanto concreto quanto simbolico, tra i boschi e il mare, in attesa del viaggio verso l’Europa.
Come tutti i film onirici e “impegnati” presenta in sé dei rischi piuttosto importanti.
Questi rischi consistono nel far risultare l’opera come un’alternanza di lunghe inquadrature, spesso prive di dialoghi, con scene e altre riprese non combinate in modo ottimale, dando vita a un’assimetria importante tra la reazione dello spettatore “medio” e il finto intenditore pseudo intellettuale.
Lo pseudointellettuale, al termine di un film onirico e non immediato, ostenta apprezzamento sguazzando nella perplessità del restante pubblico presente in sala, senza riuscire a valutare in modo adeguato quanto visto e provando a celare con l’apparenza la mancanza di reali competenze.
Tout le monde aime le bord de la mer non cade in queste trappole e fortunatamente non si lascia rovinare da questi rischiosi aspetti del genere cinematografico che rappresenta, ma ci va molto vicino.
Detto altrimenti, l’idea alla base del film è molto bella e le intenzioni della regista, decisamente buone, trovano nel prodotto finale un’effettiva e positiva realizzazione. Tuttavia, sia allo spettatore occasionale, sia all’esperto, possono permanere delle perplessità in particolare riguardo alcune scelte in fase di montaggio, che di fatto presenta dei problemi nella fluidità e nell’omogeneità dell’opera nel suo complesso.
Nicola Ruvioli