Lo staff del Carbonia Film Festival lancia l’hashtag #HowToFilmTheStaff ed entra in scena dopo aver lavorato sodo dietro le quinte
Dal 12 al 15 ottobre 2017 si sono susseguiti ben 4 giorni di appuntamenti aventi come tema principale il cinema, il lavoro, la migrazione e i vari punti di vista dalla quale queste materie possono essere osservate (o meglio filmate).
Abbiamo pensato quindi di raccogliere le impressioni di coloro che hanno reso il tutto imperdibile ed estremamente interessante.
Stiamo parlando dello staff della Fabbrica del Cinema, di maschere, di tecnici, di addetti stampa, del direttore artistico, di operatori culturali, del direttore della Fabbrica e le tante altre persone che hanno lavorato all’evento, con cui ho avuto l’onore di collaborare in veste di tirocinante.
Ho bazzicato per i loro uffici e le loro scrivanie osservando l’impegno e il tempo che hanno donato a questo Festival per far sì che ogni tassello fosse al posto giusto; ho partecipato a momenti di grande agitazione ma contemporaneamente ricchi di autoironia e voglia di farcela tutti insieme.
Ho potuto ammirare il rispetto che nutrono nei confronti del luogo in cui si riuniscono, d’altronde come dar loro torto?
I loro uffici si trovano nell’ex direzione amministrativa della Miniera di Serbariu, luogo chiave che dà origine alla nostra città.
Lavorano all’interno di mura che ospitano un museo dentro a un museo, sono circondati da cultura in continua evoluzione e osservano con molto orgoglio lo scopo fondatore della Fabbrica del Cinema: conservare, promuovere e produrre sotto forma di materiale audiovisivo le nostre origini.
Con questo impegno si può fare in modo che la memoria non vada persa ma che, anzi, le esperienze e la storia di generazioni e generazioni di famiglie vengano sempre ricordate e che da esse si possa dare forma all’identità del luogo, in modo da farci conoscere non sono all’estero ma anche all’interno del territorio stesso lasciando un grande patrimonio alle generazioni future.
Le interviste allo staff del Carbonia Film Festival
Vediamo subito cosa hanno detto coloro che di questo articolo sono i protagonisti: lo staff.
A tutti sono state poste le stesse domande:
«Dopo settimane e settimane di lavoro, l’impegno impiegato per l’organizzazione del Festival, è stato ripagato a pieno? Quali sono le vostre impressioni?»
«Non puoi fare questo lavoro se non lo fai con passione, noi siamo una piccola realtà che sta facendo e vuole fare cose importanti e per noi questo impegno è anche paradigmatico di quello che la città e il territorio possano e debbano fare: non rinchiudersi in se stessi e aprirsi al mondo.
Ovviamente si è sempre preoccupati affinché tutto vada bene. Queste sono cose che fai solo gettando il cuore oltre l’ostacolo e abnegando un mese della tua vita anche privata a questo evento che però poi è ripagato dall’affetto del pubblico, dalla qualità della partecipazione e degli ospiti, perché tutti rimarcano che si trovano bene, che si trovano in un gruppo affiatato, in una situazione piccola dove quindi i rapporti umani possono esprimersi: ci capita spessissimo di allacciare nuove amicizie personali con i professionisti che vengono a collaborare con noi e con gli ospiti.
Chiaramente poi parliamo di grande fatica, di grande sforzo che c’è stato ma ci riteniamo molto fortunati perché facciamo un lavoro che vogliamo fare e lo facciamo nella nostra città e abbiamo il privilegio di poter aiutare anche attraverso la cultura il nostro territorio a potersi riprendere da un punto di vista sociale e perché no anche economico perché poi da un festival possono nascere grandi opportunità che possono portare lavoro, competenza e professionalità.
Per cui non ci resta che ringraziare il pubblico che ha partecipato e ringraziare sopratutto lo staff che è stato fantastico, che ci mette sempre tantissimo impegno e lo fa con passione.
Ci sono tante tantissime figure che magari rimangono un po’ nell’ombra per il pubblico ma che sono fondamentali e senza il loro crederci insieme a noi noi questa cosa non potremmo farla.
Quindi ci sentiamo soddisfatti perché quando ognuno di questi meccanismi si mettono insieme sentiamo di aver ottenuto un successo collettivo ed è questo quello che conta, altrimenti non avrebbe senso». Andrea Contu, operatore culturale.
«Posso dirmi soddisfatta di com’è andata questa quattro giorni, anche se naturalmente durante il vivo della manifestazione ci son stati dei momenti di difficoltà, di sconforto: perché per quanto ci si possa preparare al meglio e prevedere tutto nel dettaglio, c’è sempre la possibilità che l’imprevedibile accada.
E c’è sempre il timore che le cose non vadano come si desidera e sopratutto che il risultato non corrisponda alle aspettative e all’impegno che necessariamente si mette nel preparare un evento come questo.
Un evento che dura qualche giorno, ma che in realtà richiede una preparazione di mesi e che si può realizzare solo grazie alla partecipazione di uno staff numeroso e motivato.
Sono soddisfatta sopratutto dei momenti di formazione, che di fatto costituivano il cuore di questa prima edizione di How To Film The World: oltre ad aver consentito l’incontro tra ragazzi del territorio e di tutta Italia con alcuni registi particolarmente significativi del panorama internazionale, gli appuntamenti mattutini e le masterclass sono stati anche degli importanti momenti di scoperta della Fabbrica del Cinema.
Sono passate per questo edificio tante persone e soprattutto tanti giovani e questo, a mio parere, è un grande risultato per noi, inteso sia come Fabbrica del Cinema, sia come città di Carbonia.
È infatti fondamentale riuscire a valorizzare ciò che è a nostra disposizione, far conoscere quelle realtà che non sono ancora così note, come la Fabbrica del Cinema, ed eventi come questo costituiscono senz’altro occasioni di promozione del territorio, dei suoi servizi e delle sue capacità» Raffaela Giulia Saba, operatrice culturale.
Infine riportiamo le parole di colui che affianca sempre lo staff, lo incoraggia e fa sì che la rete formata da questi capaci ragazzi si muova sempre in sincronia senza lasciare nessuno indietro, il direttore della Fabbrica del Cinema Paolo Serra:
«Nel 1999, ispirati dal fatto che la centralità della Sardegna rispetto alle sponde del Mediterraneo garantiva un luogo ideale per far sì che laboratori delle cineteche e delle mediateche dei paesi che si affacciano su questo mare potessero dialogare e ragionare su quello che era lo stato dell’arte e del cinema in quei paesi, trovammo la propulsiva che ci spinse ad organizzare la prima edizione del Mediterraneo Film Festival.
Nelle edizioni successive l’evento ha modificato la propria natura andando a permeare quegli ambiti cinematografici legati al lavoro e alle migrazioni che sono due tra i temi più interessanti ma anche più attuali del panorama nazionale e internazionale.
Perché fare un festival che tratta questi temi?
Beh è importante mettere a confronto con questi argomenti sopratutto le competenze e le conoscenze degli studenti in primis, cioè dei giovani a cui magari capita di parlarne ma che non affrontano da determinate angolazioni la questione.
Perché sono argomenti che ci riguardano da vicino e ci riguardano tutti, sia che siamo giovani studenti, persone impegnate nelle prime opportunità lavorative o adulti che con queste tematiche si devono necessariamente confrontare.
Lo scopo del festival nasce da questo.
L’altra cosa importante credo sia colmare il gap che spesso esiste tra il pubblico che fruisce solo passivamente della visione di certi prodotti e mediarla attraverso la presentazione del regista, dell’attore, dello sceneggiatore a cui poter far domande, con cui poter parlare e soddisfare alcune curiosità.
È difficile riuscire a creare budget per sopportare e supportare queste manifestazioni ma è altrettanto vero che la maggior parte della somma investita ricade sul territorio.
È come dare un’ulteriore giustificazione del fatto che fare cultura produce anche benessere finanziario e quindi crea un lavoro con le aziende del territorio a partire dall’ospitalità, dal vitto, dai trasporti, dalla sicurezza e dalla miglior gestione tecnico/logistica al teatro che fanno sì che da una parte ci sia un’incentivazione ad un semi- professionismo e dall’altra la possibilità di vivere un’esperienza unica come quella di un festival internazionale.»
Vi invitiamo dunque a fare un salto alla Fabbrica del Cinema, noleggiare un film nella sua fornitissima mediateca e creare un po’ di invidia facendo sapere a tutti di quale prezioso patrimonio culturale è in possesso la nostra città.
Uno speciale ringraziamento va a: Raffaela Giulia, Andrea, Paolo, Moreno, Giulia, Marta, Martina, Antonio, Luca, Laura, Carla, Simone, Valentina, Alice, Elisa, Marco, Benedetta, Ivan, Elisa, Junior, Francesco, Patrizia, Nicola, Laura, Gianni, Erica, Antonio, Anna, Cristina, Riccardo, Valentina, Simone, Roberta, Simone, Francesca, Fabio, Mauro, Uber.
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