“Colori oltre la materia” è il titolo dell’ultima mostra di Giuseppe Tuveri, giovane pittore carboniense, che avrà luogo nella sala sopra la Biblioteca comunale di Carbonia dal 16 febbraio al 3 marzo.
Nella nostra vita incontriamo migliaia di persone e sicuramente ognuna di queste fa un uso diverso dell’arte: c’è chi si rilassa con la musica classica, chi si sfoga con il rock; chi danza per sentirsi più leggero, chi canta per esprimersi e chi, poveretto, non riesce ad apprezzare nulla di tutto questo.
Poi c’è Giuseppe: capelli neri e barba rossa naturale, personalità stravagante ma idee ben chiare su ciò che rappresenta per lui l’arte.
Decido di intervistarlo: lui dipinge e ha fermo nella sua mente ciò che vuole esprimere attraverso l’uso dei colori.
Ci diamo appuntamento per le 16:00 in piazza Roma: Giuseppe arriva munito di carta e matita; io macchina fotografica e una vagonata di domande da fargli.
Il registratore si accende e iniziamo subito a parlare mentre la matita scivola sul foglio.
«Sei emozionato all’idea di rispondere a delle domande sull’arte?»
«Sono molto emozionato -ride- cercherò di essere abbastanza concreto e dare le risposte più efficaci.»
«Cominciamo dal principio. Come è iniziato questo tuo percorso?»
«Il mio percorso è iniziato quattro anni fa. Incominciai per un’esigenza personalissima perché avevo proprio il bisogno di utilizzare i colori e avevo una forte voglia di esprimermi e di rappresentare ciò che sentivo. Ho dipinto inizialmente soggetti naturali che mi permettevano di rilassarmi e di trovare una certa pace. Una volta capito di poter beneficiare di quest’effetto positivo ho avuto voglia di cominciare a trattare qualcosa di più personale, qualcosa di artistico che fosse unico, non già visto e che fosse un insieme di cose che mi facevano stare bene. Ho iniziato perché l’arte come forma di espressione secondo me sta al centro della vita dell’uomo. È come avere due tipi di nutrimento: quello un po’ materiale e poi quello artistico che ci permette di affrontare la materialità con un certo vigore, una certa energia.»
«Hai detto la parola “materia” e mi ricorda il titolo della tua mostra: come mai questo titolo? Cosa vuoi dire in questo tuo lavoro?»
«Sembra molto contraddittorio il termine “materia”, no? Al giorno d’oggi forse abbiamo un eccesso di materialità che ci fa vanificare quello che la materia ci porta: è come parlarti di un oggetto che di per sé è riconoscibile da tutti. Nella mia vita quest’oggetto acquisisce però un valore personalissimo e carico di sentimenti che vivono in lui grazie a me, a chi lo ha posseduto oppure al viaggio che quell’oggetto ha fatto. Quindi “il colore oltre la materia” è il significato che io vorrei dare a certi soggetti per quello che è il loro significato speciale.»
«Passiamo alle cose serie: i sentimenti. Possiamo dire che lo scopo della tua arte sia anche quello di dare il via libera ai sentimenti?»
«Assolutamente sì. Lo scopo della mia arte è innanzitutto condividere una forma di benessere. Io non dipingo per un bisogno egocentrico, lo faccio perché l’arte mi ha permesso di stare molto bene anche a un livello pratico, concreto. Forse è anche questa la mia battaglia, come la battaglia di tanti altri, far capire che l’arte è uno strumento concreto con cui affronti i problemi anche maggiormente banali e semplici in una maniera più forte, più vigorosa. Per me l’arte è energia pura che si rifà nelle nostre vite. »
«Nel momento in cui tu li vuoi rappresentare, e li trasporti dal tuo interno all’esterno tramite la mano che disegna, c’è un rapporto tra colore e sentimento?»
«Sì, c’è. È una domanda importante che si rifà anche al titolo della mostra. I sentimenti non sono mai distaccati, è come se fossero fratelli e sorelle, formano una sorta di ventaglio. E allo stesso modo funziona lo spettro dei colori. Questo perché molto spesso per arrivare a un sentimento bisogna passare per un altro sentimento, come per le sfumature di colore ci vogliono altri incontri di colore. Però perché sottolineare i sentimenti? È importante perché sono quelli che ci permettono di applicare alla nostra vita dinamiche diverse, di sfondare barriere, di cambiare, di sfruttare dei fenomeni negativi nella loro controparte positiva: è il mondo del sentimento che andrebbe messo al centro perché è come un punto di luce e apre la visione della nostra mente, delle nostre azioni e ci permette di spaziare e di cambiare direzione [Qui Giuseppe stacca un attimo gli occhi dal foglio per poi riprendere a disegnare]. Se si vive senza sentimenti è solo tempo che passa, fondamentalmente.»
«Ho notato che i soggetti dei tuoi quadri sono prevalentemente donne, perché?»
«È partito tutto come una sfida perché io non avevo mai dipinto le donne, anzi ero molto intimorito dal dipingere visi femminili. Quando ho iniziato a farlo avevo voglia di riportare delle grandi armonie e la donna ha un volto più espressivo, più armonico: è una custode di tutto, del delicato, è uno dei simboli dove il potere e l’efficacia non sono legati alla forza bruta bensì a un atteggiamento armonico. Forse – continua – da un altro punto di vista la mia scelta è anche un po’ provocatoria: noto che nel periodo storico in cui siamo l’essere donna è un po’ svalutato, cioè si pensa che la donna debba essere pari a un uomo tendendo ad essere molto simile a lui, invece è il contrario: per me una donna è pari nel momento in cui afferma il suo essere femminile, afferma di essere donna e capisce il suo valore e la sua unicità. In un periodo in cui su questo argomento si dicono tante fesserie, io dico che la donna è uno strumento armonico e ha il suo grande ruolo nella società, nei rapporti e nella cura delle cose.
Le donne nei miei dipinti hanno spesso gli occhi chiusi perché non hanno bisogno di essere brutali per essere forti, di essere aggressive per essere belle, no? È questa la donna che non ha veramente nulla da invidiare all’uomo.»
«Passiamo nello specifico al tuo stile. Perché nei tuoi quadri gli sfondi vanno man mano a “sconcretizzarsi”?»
«Lo sfondo è sempre una sorta di custodia per il dipinto o forse un mondo dal quale il protagonista viene. Nei miei quadri gli sfondi non sono mai concreti perché vorrei che l’osservatore immaginasse il protagonista immerso in un mondo interno, ovvero in un mondo che è composto da tante cose che si rifanno ai suoi ricordi e che quindi ogni osservatore ha la possibilità di capire e di svelare. Ho deciso di combinare elementi concreti a elementi simbolici (come triangolo e cerchio) perché era come se la mia pittura volesse approfittare di due dimensioni e dizionari diversi: innanzitutto quello del simbolo che ha un’energia immediata e che deve avere sempre quella forma primordiale quasi astratta (la geometria). Poi viene completato dal soggetto che è molto più morbido, più affusolato. In questo modo otteniamo una complementarietà tra segni, forme e protagonisti.»
«Pensi che in un futuro i tuoi quadri tenderanno più verso l’astrazione o verso la
concretizzazione?»
«Non penso mai di privarmi dell’astrattismo o del materialismo proprio perché è come privarsi del cuore o del cervello: non puoi. Anche se uno dei due è leggermente più potente, non potrebbe comunque sopravvivere senza l’altro. Io l’astrazione la vedo indispensabile ma so che deve passare per la porta delle cose che noi possiamo conoscere attraverso il mondo dei sensi.»
«Molto bene, siamo giunti alla conclusione di questa artistica chiacchierata! Sei soddisfatto?»
«Oh, I’m so proud of this -ride- sì, sono molto soddisfatto ma il succo ovviamente sarà alla mostra.»
«Ecco, convinci i lettori di Carbonia.net a lasciare a casa le ciabatte e venire alla tua mostra!»
«Vi dico questo, cari lettori: io non vi voglio convincere, vi voglio solo dire quello che voi siete già. Siete indispensabili, la mia mostra è fatta per voi, è fatta per la mia città e per tutti quelli che partecipano anche solo venendo a guardare i miei lavori riuscendo a completare questo quadro. Sono sicuro che il tempo sarà il più bello possibile perché vorrei che l’arte si presentasse a noi con una luce, non con un buio. Venite!»
E che altro possiamo dirvi?
Giuseppe ha parlato di sentimenti e di colori, ha detto che siete indispensabili e ha fatto un disegno in esclusiva per voi.
Ha persino promesso il bel tempo! Direi che non c’è altra scelta: venite a farvi avvolgere dai colori dal 16/02 al 03/03 2018, dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 18:30 presso la Biblioteca comunale di Carbonia in viale Arsia.
Scegliete il vostro quadro preferito e richiedete una spiegazione del suo significato: rimarrete sicuramente colpiti dalla personalità di Giuseppe e incantati dalla magia dei suoi quadri.
Non mancate!