Ai confini tra Sardegna e Jazz, noto festival di Sant’Anna Arresi organizzato dall’associazione culturale Punta Giara, rimane uno dei pochi eventi realmente internazionali del Sulcis e dell’intera Sardegna. Nel suo genere è uno degli appuntamenti più importanti d’Europa, che unisce artisti locali e stranieri nel nome di un solo denominatore comune: la musica.
È proprio sul palco di questo festival che il compianto compositore e direttore d’orchestra Buch Morris, ha creato e registrato la Conduction N° 192, Possible Universe, che il The Guardian considera uno dei dieci concerti fondamentali di tutta la storia del jazz.
Giunto alla 29° edizione, il Sant’Anna Arresi Jazz quest’anno è iniziato il 18 dicembre e proseguirà fino al 3 gennaio. Un’edizione invernale dunque, salutata anche da qualche fiocco di neve nella serata di San Silvestro.
Per la prima volta nella sua storia, il festival ha potuto offrire agli spettatori un grande concerto di Capodanno, interamente gratuito. Per l’occasione il palco è stato condiviso da quattro gruppi di artisti. La prima esibizione, che ha ottenuto un grande apprezzamento da parte del pubblico, è stata quella dei sardi Kandirù, nati nel 2013 dal nucleo della band Fratelli Detroit.
Poi è stato il turno dell’impressionante trombettista americano Peter Evans, considerato uno dei più importanti nella sua specialità. Evans collabora con svariate band della scena musicale di New York. La formazione classica – ha studiato al Conservatorio di Oberlin (Ohio) – conferisce a Peter una solida base su cui espandere l’uso della tromba verso forme eclettiche ed elaborate con una notevole padronanza dello strumento.
Terzi, in esclusiva italiana, gli alienanti Talibam!, un duo americano (Mattew Mottel e Kevin Shea) accompagnato dal londinese Alan Wilkinson. La loro musica spegne tutto quello che circonda lo spettatore e lo avvolge completamente in un mix di improvvisazione sonora e visiva.
Lo spettacolo è andato avanti con i torinesi Bandakadabra, con i quali il pubblico ha salutato il nuovo anno. Definiti da Carlo Pertini (fondatore di Slow Food) una “fanfara urbana”, hanno messo in scena una spettacolo coinvolgente e gioioso, facendo ballare tutti, giovani e meno giovani.
Nei prossimi giorni del Jazz Festival, che proseguirà senza sosta, sono previsti dei grandi nomi, alcuni dei quali in esclusiva italiana, come Evan Parker Quartet, che si esibirà questa sera, e Alexander Hawkins, sul palco il 3 gennaio.
Non solo la musica caratterizza questo Festival: il calendario è stato arricchito da altri eventi culturali, escursioni, workshop e laboratori che rendono l’evento una grande risorsa per il Sulcis. Una risorsa, forse, non valorizzata abbastanza.
Come ci ha sottolineato il presidente e fondatore dell’Associazione Punta Giara, Basilio Sulis, la prossima edizione potrebbe essere l’ultima. Ci riferisce che da quando il festival è nato, la sua organizzazione è sempre stata una sfida. Nell’85 erano pochi gli enti abilitati alla promozione di eventi culturali ed esisteva – secondo Basilio – una dicotomia tra centro e periferia, dove soltanto il centro si rendeva promotore di eventi simili che al più esportava in periferia. Non era mai successo il contrario, ovvero che la periferia si organizzasse da sé nell’ideazione e gestione di un evento promotore di cultura e che diventasse espressione del territorio. In questo progetto di Basilio, la musica contemporanea si configurava come un pretesto per dire: esistiamo anche noi!
Un evento, inoltre, altamente complesso. Il carattere internazionale richiede naturalmente maggiori competenze ed impegno per gestire i rapporti di comunicazione con organizzazioni estere.
Le difficoltà attuali raccontate da Basilio si riferiscono alla percezione di un nuovo accentramento dei poteri, che porta a far convergere nella medesima direzione anche le risorse di tipo culturale.
Inoltre, gli sembra di assistere a una distruzione del volontariato nella cultura, probabilmente proprio a causa dell’assenza di un ritorno economico. Litterae non dant panem, dicevano i latini, ma Basilio crede che “quelli che camminano con due gambe” hanno bisogno anche di nutrimento culturale nelle sue molteplici espressioni – dobbiamo quindi fare il possibile per tenere viva la cultura.
Cosa possiamo fare allora per salvaguardare questo gioiello del Sulcis?
“Le interrogazioni sul futuro sono aperte da tanto” – ci riferisce Basilio – “ Dopo l’edizione del prossimo anno, la numero 30, di cui abbiamo già definito date e percorsi artistici, ci interrogheremo più approfonditamente. Sicuramente, se nei prossimi giorni uscirà un articolo sul nostro Festival nel New York Times, i media locali non hanno dato troppo spazio all’evento”.
Noi di Carbonia.net cerchiamo di dare il nostro modesto contributo alla promozione di questa risorsa segnalando, inoltre, che è aperta la Campagna Adesione soci per il 2015, che permette l’iscrizione all’Associazione Culturale Punta Giara.
Il Festival ha dunque chiuso il 2014 e aperto l’anno nuovo con una splendida serata. Ora non ci resta che sostenerlo, augurandoci che la 30° edizione non sia l’ultima.
(Si ringazia Vittorio T. per i contributi fotografici)
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