Progetto Azzardo: la prevenzione inizia nelle scuole

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Gap – Rovinarsi è un gioco (Teatro del Segno)

Sono stati presentati, questa mattina, i risultati del Progetto di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico “Azzardo: non chiamiamolo gioco” rivolto agli alunni delle scuole medie inferiori.
Il progetto, finanziato tramite bando dal Comune di Carbonia, è stato realizzato dall’Associazione ASSI.GAP Onlus Associazione Sarda per lo Studio e gli Interventi sul Gioco d’Azzardo Patologico, in collaborazione con le Scuole cittadine e la ASL 7.
Alla conferenza stampa hanno partecipato Maria Marongiu, Assessore alle Politiche Sociali, Lucia Amorino, Assessore all’Istruzione e Formazione, Nanni Cerina, Presidente dell’ASSI.GAP Onlus, Martina Carta, psicologacollaboratrice dell’Associazione e le rappresentanti delle scuole medie inferiori Sebastiano Satta e Don Milani che, insieme alla Scuola Camilla Gritti, hanno aderito al progetto.

L’Assessore Maria Marongiu e l’Assessore Lucia Amorino hanno evidenziato l’importanza del percorso proposto ai ragazzi, pensato per dare corrette informazioni sul fenomeno, prevenire gli effetti negativi del Gioco d’Azzardo e sensibilizzare i giovani e le loro famiglie sui pericoli legati alle ludopatie.

Il Presidente dell’ASSI.GAP Onlus, Nanni Cerina, ha ricordato che il Comune di Carbonia è particolarmente sensibile a queste tematiche: è uno dei primi in Sardegna ad aver adottato un Regolamento sulle sale gioco, estendendo (primo in Sardegna) le limitazioni previste per le sale da gioco alle agenzie di scommesse e sale bingo. Carbonia è anche uno dei pochi Comuni sardi a promuovere corsi di prevenzione per un problema gravemente sottovalutato e pericolosamente diffuso in tutta Italia e in Sardegna in particolare, dove il dato sul Gioco d’Azzardo è più alto del 25% rispetto
alle altre Regioni.

L’intervento dell’ASSI.GAP Onlus prevedeva la somministrazione di un questionario per rilevare i comportamenti dei più giovani, intraprendendo un percorso che dimostrasse ai ragazzi che il “Gioco d’azzardo” non è un gioco, non conserva nulla del valore ludico del gioco (socializzazione,
divertimento e crescita), al contrario crea dipendenza, provocando problemi alla salute, a livello fisico e mentale.

Il 40,5% dei 380 ragazzi, tra i 10 e i 15 anni, delle scuole coinvolte ha speso soldi, almeno una volta, in Giochi d’Azzardo, di cui quasi la metà (49%) nell’acquisto di gratta e vinci e il 31% in altri giochi come lotto, superenalotto e ticket redemption (giochi con premi non in denaro).
La psicologa Martina Carta, che ha studiato i risultati dei questionari, ha rilevato che i ragazzi conoscevano il problema, ma in modo superficiale. Pur conoscendo il fenomeno e i rischi, i giovani studenti non ne riconoscevano la gravità, proprio per la leggerezza con cui socialmente si spendono i soldi in qualsiasi forma di Gioco d’Azzardo, facendolo sembrare innocuo e nascondendo le sue terribili conseguenze. Il problema fondamentale, infatti, è che le cartelle da grattare nella speranza di una vincita in denaro, qui come nel resto d’Italia, non sono percepite come Gioco d’Azzardo, come se il fenomeno fosse “cronicizzato” o “normalizzato”. Mentre fenomeni come la droga creano allarme sociale, il
Gioco d’Azzardo non viene disapprovato, al contrario è tollerato, sottovalutato e promosso continuamente dalle diverse campagne pubblicitarie. È necessario incidere profondamente su queste abitudini e produrre un cambio culturale in cui l’azzardo non sia più la normalità, ma sia riconosciuto per
quello che realmente è: un pericolo.

I ragazzi, che in Italia hanno un accesso troppo facile a qualunque tipologia di azzardo,  non devono essere esposti, neppure indirettamente, a slot machine, gratta e vinci o giochi on line.
Di questo devono rendersi conto soprattutto i genitori, principali figure di riferimento dei giovani. Alcuni ragazzi hanno frequentato e frequentano le sale giochi per minori situate in Sardegna (non nel Sulcis), spesso accompagnati dagli stessi genitori, che presumibilmente ignorano il potenziale danno per la salute psicofisica dei propri ragazzi: la fascia adolescenziale è quella con una maggiore propensione al rischio ed una più alta vulnerabilità, che la rende pericolosamente esposta alla possibilità di sviluppare una dipendenza.

L’interesse, la curiosità e la partecipazione dei ragazzi al progetto “Azzardo: non chiamiamolo gioco” è stato, comunque, molto positivo. Questo dato fa ben sperare nei risultati dell’azione formativa, che ha sicuramente contribuito a sensibilizzare e creare una maggiore consapevolezza sui rischi.

Il prossimo passo sarà la presentazione dei risultati a ciascuna Scuola con una discussione capace di coinvolgere insegnanti, genitori e ragazzi. Si lavorerà anche per allargare il target coinvolto, con il plesso scolastico che non ha potuto partecipare per problemi organizzativi interni, e con le Scuole superiori di competenza della ex Provincia di Carbonia Iglesias.

(Comunicato stampa)