Stefano Masili non ama parlare di sé. Non direttamente, almeno. Non in modo autobiografico. Preferisce comunicare con le sue opere, che sembrano emergere attraverso l’artista in modo tanto spontaneo quanto necessario.
Il suo lavoro traccia un percorso abbastanza distinguibile, seppur complicato da interpretare. Ciò che resta allo spettatore è un ricco bagaglio emozionale che, a partire da luci, linee e colori, lascia spazio sia a sensazioni irrazionali che a riflessioni sul mondo e sull’arte.
Al centro della sua opera le “Agavi”, una pianta particolare che, sia per il peculiare contesto della sua fioritura – tende a fiorire solo una volta dopo molti anni di vita, per poi morire – sia per le sfumature di luci e colori a cui si presta con le sue forme e la sua superficie, sembra adatta a farsi soggetto estetico e narrativo in figurazioni sempre diverse.
Abbiamo avuto l’occasione d’intervistare Stefano approfittando della sua ultima mostra, la doppia personale esposta insieme a Giorgio Corso, di cui potete trovare tutte le informazioni qui in basso.
Carbonia.net: Buonasera Stefano, è un grande piacere intervistarti. Abbiamo letto sul tuo sito (http://www.stefanomasili.it/) che non ami le biografie, quindi eviteremo domande sul “chi sei”. Che ne dici di parlarci del tuo rapporto con le opere che produci?
Stefano: Buonasera, si è vero non amo parlare di me, non sono sicuramente un presenzialista, preferisco che siano i miei lavori a farlo. Negli ultimi vent’anni la mia pittura si è trasformata e da descrittiva è passata ad essere narrativa; questo è dovuto al fatto che ora dipingo per serialità. In mostra propongo un racconto ed il racconto attuale s’incentra appunto sulla serialità delle Agavi.
Carbonia.net: Nella tua arte c’è moltissimo lavoro sui colori, quindi vorremmo chiederti qualcosa su qualcuno di questi. Cosa pensi ad esempio del nero, che è spesso associato alla città di Carbonia?
Stefano: Il nero è assenza di luce, senza la luce non c’è il colore, senza il colore non c’è arte. Un sillogismo sui generis? forse, ma è quello che più si avvicina al mio modo di vedere l’arte.
Carbonia.net: e del giallo?
Stefano: Il giallo è luce, è colore, è vita. I grandi Artisti Europei di fine ottocento – primi novecento, perseguivano la luce, spostandosi dal nord verso sud nel Midi per catturarne la luce. Analoghi movimenti avvennero anche in Sardegna, a Teulada dove Cesare Cabras ed altri si spostarono proprio alla ricerca della luce ancora più mediterranea rispetto al resto dell’Isola.
Carbonia.net: Per alcuni l’arte deve lasciare emergere ciò che è del mondo ma che non vediamo – o tendiamo a non vedere, come in un rapporto tra visibile ma nascosto e invisibile non-nascosto. A volte l’invisibile che nell’arte diventa visibile è il dettaglio, quella sfumatura dell’oggetto che nella normalità viene sovrastata dall’insieme visivo o dalle distrazioni causate dall’utilità delle cose. Noi, soprattutto nei tuoi ultimi progetti, abbiamo visto una profonda ricerca del dettaglio e ci sembra che le tue “Agavi” siano riuscite a manifestare le loro stesse linee e colori che solo l’arte poteva evidenziare così bene. Sei d’accordo con quest’interpretazione?
Stefano: Si sono d’accordo sull’interpretazione e sul significato in generale. Allo stato attuale la mia è una ricerca basata sulla luce e sulla sintesi del segno. La determinazione del segno in uno spazio è, unitamente alla luce e ad una emozione consapevole, la grammatica dell’Arte; tuttavia il progetto narrativo è in continua evoluzione ed è difficile cristallizzarlo in tempo reale, bisognerebbe riparlarne alla fine fisiologica del progetto stesso, ammesso che una fine ci sia.
Carbonia.net: In questi giorni, presso l’Associazione Remo Branca a Iglesias, sarà possibile visitare la mostra “Radici Comuni”. Si tratta di una doppia personale, inaugurata lo scorso 8 ottobre, nella quale i protagonisti siete tu e Giorgio Corso, un altro importante artista sardo. Vuoi parlarci di quest’evento?
Stefano: Questo evento si chiama “Radici Comuni” e oltre all’amico Artista Giorgio Corso c’è un’altra figura che ha voluto e condiviso fermamente quest’iniziativa: il Curatore Simone Mereu, Storico e Critico d’Arte; come dice lo stesso Mereu nella presentazione della Mostra: è nella diversità che si devono scandagliare le opere di questi due Artisti per trovarne le affinità che esistono al di là degli aspetti formali. Uno su tutti, ambedue descrivono una Sardegna e una “sardità” nascosta ma sempre presente. Descrivi il tuo villaggio e sarai universale cit. Dostoevskij.
Carbonia.net: Radici comuni sì, ma stili piuttosto diversi. Qual è il filo conduttore che consigli di seguire per apprezzare pienamente la mostra?
Stefano: Visitare prima l’una e poi l’altra Personale. Poi farlo ancora, di nuovo, andando alla ricerca degli elementi sopra evidenziati. All’ingresso della Sala del Masili troverete un piccolo dipinto di Corso e di fronte alla Sala di Corso un piccolo dipinto di Masili, le due Opere vi introdurranno alla ricerca delle “Radici Comuni”.
Carbonia.net: Grazie per quest’intervista Stefano. Ti auguriamo in bocca al lupo per la mostra e speriamo di rivederti presto!
Stefano: Sono io che ringrazio voi per avermi dato la possibilità di anticipare un discorso che troverete confermato o meno nel percorso artistico presso l’esposizione di cui abbiamo parlato.
Noi di Carbonia.net consigliamo ai nostri lettori di andare a vedere la mostra “Radici Comuni”, visitabile fino al 16 ottobre, dalle ore 18 alle ore 20.
Radici Comuni, a cura dello storico e critico d’arte Simone Mereu, si trova a Iglesias in Via Roma 68, presso l’Associazione Remo Branca, ed è una bellissima occasione per conoscere da vicino due importanti artisti – Stefano Masili e Giorgio Corso – e le loro opere.