Manolo Mureddu: poche speranze per Alcoa

2134

commisseuroFinalmente (si fa per dire), sono arrivate le prime indiscrezioni (non ufficiali) sul parere che la Commissione Europea esprimerà nei prossimi giorni sulla legittimità degli strumenti messi in campo dal Governo Nazionale per la risoluzione della vertenza ALCOA.
Indiscrezioni nel merito negative, per quanto riguarda la durata dello strumento della super-interrompibilità.
Si parla di due anni di durata rinnovabili, che di fatto (uniti alla congiuntura internazionale estremamente negativa sul costo delle materie prime e sulla quotazione dell’alluminio) rischiano di scongiurare ogni possibile velleità di investimento e acquisizione da parte dell’unica società ufficialmente interessata all’acquisizione: Glencore.
Sempre che la stessa fosse realmente interessata e il suo non fosse in realtà, semplicemente un bluff. Ma va comunque presa per buona in assenza di altri riscontri e fino a prova contraria.
Inutile dire che dopo le notizie recepite dall’ultimo incontro in Ministero, tutti eravamo ormai a conoscenza che il quadro generale, dopo un anno di ottimismo, promesse disattese e fandonie profuse da Regione e Governo a gran carriera, era profondamente e negativamente mutato.
Questa è la dimostrazione di quanto poco conti la politica italiana in ambito europeo, e di quanto poco la stessa politica abbia costruito per risolvere strutturalmente e industrialmente la questione energetica in Italia.
Perché anche in ambito europeo si son domandati più volte il perché si debba continuare a concedere strumenti straordinari per il riequilibrio energetico senza che l’Italia dia un segnale, anche solo un minimo segnale, di voler affrontare e risolvere la questione strutturalmente.
Ma in Italia si sa, i governi, miserevolmente, da sempre navigano a vista e non sanno proporre soluzioni strutturali a lungo termine.
Arrivati a questo punto, se non si riuscirà a risolvere positivamente la vertenza (e per questo obbiettivo si cercherà di non lasciare ancora una volta nulla di intentato), coloro che nella classe dirigente politica si son presi gioco per oltre un anno dei lavoratori o che magari sono stati raggirati a loro volta o che, molto più semplicemente, hanno clamorosamente fallito, dovranno necessariamente tracciare un percorso lavorativo alternativo per le quasi mille famiglie di quello stabilimento.
Anche se in questo territorio a oggi non esistono alternative al riavvio del Polo Industriale.
O veramente questi signori avranno perso la faccia e i lavoratori avranno tutto il diritto di ricordarglielo in ogni luogo, in ogni momento e soprattutto, in ogni modo.

(Testo di Manolo Mureddu, delegato della FSM CISL per le vertenze sindacali del sistema degli appalti del Sulcis)