Viejo calavera

viejo_calavera-356844723-largeRecensione

Regia di Kiro Russo

Genere: Fiction (Bolivia, Qatar, 2016, 80′)

Si può fare un film duro sul lavoro e sulla sofferenza umana che sia suggestivo e caratterizzato da un’atmosfera tanto terribile quanto affascinante? Viejo calavera può essere un esempio degno di nota riguardo al fatto che ciò sia possibile.

“Dov’è zia Rosa?” l’eco di una donna tra le montagne che cerca un bimbo nel buio della notte, mentre a sua volta viene cercata. Voci nel silenzio e fasci di luce. Sembra di sentire l’umida freschezza notturna attaccarsi sulla pelle, ascoltando le presenze e percependo le assenze negli ampi spazi oscuri. Le torce cercano, le voci chiamano e le orecchie ascoltano.

Passano soltanto pochi minuti e si assiste a un lunghissimo e meraviglioso piano sequenza, lo spostamento da una casa all’altra fino alla scoperta del cadavere dell’uomo, per poi uscire nuovamente per spostare il corpo.

Viejo calavera è un film spettacolare dal punto di vista tecnico, con movimenti di macchina da scuola di cinema e una fotografia di rara bellezza. La storia risulta un po’ in secondo piano – come forse dovrebbe essere in tutti i film degni di essere lodati, riguardati e ricordati -, al servizio degli ambienti e dell’atmosfera. Parla di un ragazzo e della sua solitudine. Dopo la morte del padre questi è stato accolto dalla nonna e ha ottenuto un posto di lavoro in miniera. Ma di tutto ciò sembra importargli poco, perché questi beve alcolici in eccesso e si immischia continuamente in situazioni pericolose. In questo scenario si crea un clima di tensione quando emergono degli inquietanti sospetti sulla morte del padre.

Le caratteristiche degli uomini raccontati trovano una somiglianza estetica negli abissi del luogo di lavoro. Le lunghe gallerie delle miniere vengono valorizzate dalla regia del bravo Kiro Russo: bagliori dal fondo, in mezzo all’oscurità, si avvicinano facendo luce sui binari. Sono i minatori con le torce sui caschetti, gli stessi che discuteranno del destino di quel luogo così difficile e delle loro condizioni. Emblema di un’umanità sopraffatta dal vuoto e dalla fatica della vita, che nonostante tutto è più che presente e trova la forza per reagire. Non è facile e migliorare certe condizioni è davvero arduo, forse impossibile. Ma è importante trovare la forza e il coraggio per provare a ottenere un’esistenza migliore.

In questo lungometraggio il buio pervade i tunnel, le case e i personaggi. In qualche situazione la miniera è persino più luminosa delle abitazioni. Nonostante questo, nel finale si lascia aperto uno spazio per la luce. Questo avviene in molti sensi e modi, dando spazio ai raggi del sole e alla speranza di un futuro migliore. Anche le riprese diurne che chiudono il film regalano allo spettatore immagini belle e suggestive come quella del tetto riflesso sull’acqua della piscina.

Viejo calavera è un ottimo film che racconta ambienti problematici e vite difficili. Lo fa con maestria e onestà, lasciando emergere il complesso rapporto tra la durezza della vita e l’umanità, presente anche negli individui più “oscuri”.

 

Nicola Ruvioli